Il capo della sezione omicidi della Questura di Roma, un uomo distinto e capace ma anche autoritario ed arrogante, uccide l'amante sgozzandola durante l'amplesso e dissemina la scena del crimine di prove inequivocabili della propria colpevolezza. Lo scopo dichiarato del delitto è quello di dimostrare la propria "insospettabilità".
Questo film ha molti meriti, in primis l'idea e lo svolgimento della trama che rivela poco a poco la complessa e frustrata psicologia del funzionario di polizia. L'esercizio del potere e della violenza sono lo sfogo di una mente infantile e repressa.
Però è anche un film "datato". Ci sono film che sembrano sempre attuali e ce ne sono alcuni che sembrano migliorare col tempo. Questo, invece, rivela i suoi anni dopo poche sequenze. Se non fosse per l'assenza di sparatorie, a prima vista potrebbe essere scambiato per un "poliziottesco" come tanti altri.
La recitazione di Volontè è un po' sopra le righe per i canoni attuali (forse per l'eccessiva "sicilianizzazione" del personaggio) ma è comunque molto efficace, così come efficace è la celeberrima colonna sonora di Morricone.
In sintesi: non mi è dispiaciuto ma credevo fosse più bello.
1 commento:
Innegabile che questo film sia figlio del suo tempo e che la regia sia quella tipica degli anni settanta, ma non lo classificherei un "poliziottesco". La storia è intrigante e di denuncia verso la mala-polizia in particolare, e in generale verso qualsiasi centro di potere sviato. Ma la storia ha un'altra finalità, vuole mettere in luce il lato "uomo" del poliziotto autore dell'omicidio.Ci si chiede dove finisca l'uno e dove cominci l'altro e il confine tra le due realtà è perso rivelando il personaggio in crisi con se stesso.Volontè ha interpretato magistralmente questo ruolo di Giano bifronte, non mi è sembrato "sopra le righe", piuttosto conforme allo stile di recitazione e della regia tipica degli anni settanta.
Elisa
Posta un commento