lunedì 18 febbraio 2008

Playtime



Playtime (Jacques Tati, 1969)



In una pseudo-Parigi ultramoderna i singoli personaggi, tra cui Monsieur Hulot impersonato dallo stesso Jacuqes Tati, si perdono, in una sorta di surreale vagabondaggio.

Il registro principale del film è quello comico: Monsieur Hulot, che si potrebbe vedere come antesignano di personaggi come Mister Bean, è al centro di situazioni e gag spesso buffe o paradossali. Dire però "al centro" in un film come questo risulta sicuramente impreciso: i paradossi del film sono spesso proprio in una perdita di centralità, in virtuosismi prospettici e di riflessione. Mi ricorda certi dipinti di Dalì: ciò che localmente ha un senso, globalmente ne ha un altro diversissimo (o assurdo). I personaggi non evolvono, le loro interazioni sono intense ma occasionali, i dialoghi fitti ma volutamente quasi sempre vacui, tanto da costituire nella maggior parte dei casi una sorta di rumore di fondo.

Tra una risata e l'altra, attraverso scene per la verità un po' troppo lunghe ma intrise di un interessantissimo horror vacui "jacovittiano", il film ci parla sullo sfondo (ma è il film stesso ad essere sullo sfondo, in primo piano non c'è mai nulla) della perdita di identità, del trionfo del moderno sull'uomo.

Il film è decisamente originale, come ripeto alcune scene sono un po' lunghe. Chi si avventura a guardarlo sarà però ripagato con un film geniale, e da alcune gag di una comicità brillante, talvolta poetica.

Nessun commento: