venerdì 4 aprile 2008

Ogro

Ogro (Gillo Pontecorvo,1979)

Giusto per non scrivere sempre di film che mi hanno entusiasmato, questa volta è il turno di uno
dei film meno noti e, secondo me, meno riusciti di Gillo Pontecorvo.
L'argomento del film è l'attentato all'ammiraglio Luis Carrero Blanco, successore designato di Franco, ucciso a Madrid nel 1973 da un commando di Euskadi Ta Askatasuna. La vicenda è raccontata dal punto di vista degli attentatori.
E' un film che ha avuto una gestazione lunga e travagliata: realizzare un film del genere negli anni 70 e pubblicarlo in un'Italia che aveva appena vissuto il caso Moro presentava una serie di difficoltà e di questioni interpretative.
Il risultato è una pellicola un po' discontinua che ha dei momenti di discreta tensione narrativa ma anche superflui discorsi riconciliativi,del resto necessari per essere sicuri che nessuno potesse interpretare il film come un'apologia della lotta armata.
Ottima interpretazione di Gian Maria Volontè, nei panni del coordinatore del gruppo, e quasi ipnotica la dimessa bellezza di Angela Molina che in più di una inquadratura mi ha ricordato la foto di Jasmine Trinca sulla locandina a "La Meglio Gioventù", immagine che starei a guardare per ore.
Nel complesso non è un brutto film, ma non è niente di eccezionale. L'ho trovato comunque interessante perchè parla di un episodio storico che non conoscevo. Il bello dell'essere ignoranti è che ci sono un sacco di cose da scoprire.


martedì 1 aprile 2008

Viva Zapata!

Viva Zapata! (Elia Kazan, 1952)


Per rispondere alla domanda più frequente che mi sono sentito fare su questo film: no, non è Viva Zapatero della Guzzanti. E' un altro film. Questo è più vecchio e c'è Marlon Brandon. E c'è anche Antony Quinn. Ok?

Viva Zapata! è la storia, romanzata ma non troppo, del rivoluzionario messicano Emiliano Zapata e della sua ascesa da irrequieto contadino a generale della rivolta contro il presidente Diaz.

E' il terzo film di Elia Kazan che ho visto e anche questo, come gli altri due, mi è piaciuto (per inciso gli "altri due" sono "Un Tram Chiamato Desiderio" e "Fronte del Porto"). La sceneggiatura di John Steinbeck regge bene per tutta la durata del film, anche se la realizzazione generale è molto classica ed alcune scene, al giorno d'oggi, sembrano leggermente troppo teatrali. In sintesi un buon film, innovativo (ai tempi) nei contenuti e classico nella forma.

Una curiosità: Viva Zapata! è citato ne "Un Burns per Tutte le Stagioni", il film del signor Burns nell'eccellente puntata dello Springfield Film Festival dei Simpson (Burns-Zapata al pueblo: "I will close plants in America and bring work here!" e il pueblo "Viva el Senor Burns!"). Mitico.
Ah, questo qui di fianco è il vero Emiliano Zapata. Giusto per fare un confronto con Marlon Brando. Che dire? Due gocce d'acqua, non trovate? Una somiglianza impressionante. E' incredibile quanto, già negli anni cinquanta, i maghi del trucco di Hollywood potessero fare con un paio di baffi e un po' di fondotinta!

Una delle regole di Hollywood: gli eroi sono sempre belli.

Genroku Chushingura (La Vendetta dei 47 Ronin)

Genroku Chushingura (Kenji Mizoguchi, 1941)

Dopo questo prometto che per un po' non scriverò di film giapponesi. Specie se, in questo come in altri casi, si tratta di film rari, non tradotti e generalmente ostici.

Genroku Chushingura (letteralmente "storia di fedeltà dell'epoca Genroku", più nota come la storia "dei 47 ronin") è la versione cinematografica di quello che è probabilmente il più famoso romanzo storico giapponese.

In breve, la storia racconta di un nobile, il daimyo Asano, che in un accesso di collera colpisce con la spada Kira, un dignitario nel palazzo dello shogun. Per questa violazione dell'etichetta, il nobile viene sommariamente condannato a fare seppuku. I samurai di Asano, divenuti ronin (uomini onda, ovvero senza padrone), si vendicano assaltando il palazzo di Kira e accettando la conseguente condanna al suicidio rituale.

E' un film molto lungo, solo sottotitolato e di difficile comprensione per chi non abbia un'infarinatura di cultura giapponese. Per di più, giacchè gli originali sono stati persi, anche la qualità video del DVD non è ottimale. Però è un'ottima messa in scena di un classico della letteratura giapponese da parte di uno dei padri fondatori del cinema nipponico. Da vedere, ma solo per gli appassionati.